In questa sezione del
sito pubblicheremo le foto delle vostre Matte o delle Matte che individuerete
e che riterremo interessanti dal punto di vista storico o collezionistico.
Inviateci fotografie e dati della vostra Matta. Prendete contatto con
noi. Ogni mese ne sceglieremo una da descrivere e pubblicare.
La storia della
AR51 *00193*di Alberto Molinari
Questa volta la
“Matta del mese” rappresenta qualcosa di speciale
per il suo appassionato proprietario, qualcosa che raggiunge i
sentimenti più profondi ed importanti nella vita di un
uomo. Questa Matta non ha partecipato a spedizioni o viaggi particolari,
non ha vinto gare o campionati, non è un esemplare unico
o speciale, non ha insomma niente di diverso da tante altre.
E’ “solo” una normalissima Matta proveniente
dal Ministero della Difesa, come molte altre AR 51 destinate all’
Esercito Italiano. E’ la numero *00193* di telaio, quindi
una della prima serie prodotta, ma per Alberto Molinari, il suo
fortunato proprietario, rappresenta qualcosa che vale molto di
più di tante spedizioni, gare, campionati o versioni speciali
messe assieme: è quella che il suo appassionato papà,
un giorno di tanti anni fa, si era comprato per usarla sia come
mezzo da lavoro che per divertirsi assieme ai suoi cari, scorrazzando
per i sentieri e le mulattiere attorno a casa, sulle bellissime
colline attorno a Borgo Val di Taro, nella provincia di Parma,
in cerca di funghi o per andare fare un pic nic o anche solo per
godersi la bellezza dei luoghi con la cappotte abbassata.
La Matta era arrivata a Borgotaro caricata su un treno proveniente
da Bologna e Alberto ha ricordi nitidissimi delle gite e dei viaggi
fatti da piccolo a bordo della Matta guidata da suo padre : ricorda
episodi e luoghi che il tempo trascorso non ha cancellato, come
ad esempio quella sera del 1982, quando l’ Italia vinse
i Mondiali di calcio e la grande festa sulle strade del paese
a bordo della Matta di color rosso, strombazzando e scorrazzando
in mezzo a migliaia di altri italiani euforici, con lui piccolino
in piedi sul coperchio del cambio, aggrappato al parabrezza della
vettura.
Oppure quando il papà, innamorato della sua fidata AR 51,
andava per i campi dopo aver agganciato il rimorchietto, per raccogliere
legna, o forse frutta, chissà, sempre accompagnato dal
suo piccolo Alberto.
E ancora quando andavano a far fuoristrada assieme ad altre vetture
4x4 e la Matta che arrivava dove gli altri non riuscivano più
a salire…….bellissimi ricordi, che un bambino si porta
dentro per sempre.
Ma quel papà un brutto giorno se n’è andato
per salire in cielo, troppo presto, lasciando un grande vuoto
incolmabile ed un ragazzo, ormai cresciuto, attaccato alla sua
memoria. Per questo, in suo ricordo, Alberto qualche anno fa ha
deciso che la cara Matta, conservata assieme a tanti altri oggetti,
meritava un adeguato restauro, per poterle dare ancora tanti altri
anni di vita e magari per vederla un giorno guidata da Francesco
e Pietro, i suoi piccoli mattisti!
Con la passione che lo caratterizza, Alberto dunque ha svolto
per intero il restauro completo della sua *00193*, lavorando alcuni
mesi da solo in un piccolo garage ben attrezzato, smontando, pulendo,
rimontando o ricostruendo le parti mancanti, dedicandosi dapprima
al ripristino completo della carrozzeria, riverniciata nell’
originale colore kaki verde oliva delle vetture destinate all’
Esercito Italiano, per poi rifare gli interni ed il telone, infine
portando il motore dall’ esperto meccanico Aldo di Vignola
per una revisione totale e completa.
Oggi la vettura si presenta come dalle foto, una delle AR 51 ex
militari meglio restaurate che si possono vedere in circolazione,
completata anche con numerosi accessori originali e molto curata
nei dettagli.
Alberto
piccolino con suo Padre
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In estate sui campi
di Borgotaro
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Fuoristrada
notturno
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Alberto al lavoro per la ricostruzione
completa del serbatoio benzina
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La
festa per i mondiali di calcio del 1982 |

Verifiche tecniche
per l’ “omologazione” al Registro |

Motore rifatto a nuovo
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Così pure gli interni
perfetti
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Vista di 3/4 anteriore
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Vista dal Lato B
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Con il telone
. . .

. . . Tutte
le sere prima di chiudere il garage ed andare a dormire !
AR 51 telaio *00193* motore 1307-
*00199*
data di produzione 25 agosto 1952
venduta a U.A.A.R.E di Torino.
( i dati anagrafici dell'esemplare
umano ritratto in foto non sono disponibili . . . Mahh!)
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La storia della AR51 *00552*
Novembre 1979 :
dopo mesi di lavoro in un angusto garage, tre sconosciuti personaggi
salgono su una rossa Alfa Matta e si dirigono sulle colline circostanti
Bologna. La giornata è grigia, molto grigia, tipicamente
autunnale; piove e fa freddo, nessuno si sognerebbe di uscire solo
per fare una gita, tanto meno su una vettura completamente scoperta!
Ma la voglia di utilizzare la camionetta era rimasta repressa a
lungo, durante i mesi passati lavorando alla sua rinascita ed era
tanta che i tre, pur di farci un giro, avevano costruito un telone
di fortuna utilizzando un grande lenzuolo rettangolare di cotone
rosso, con tanto di etichetta 100% cotone!
Malamente legato con dello spago e confezionato con centinaia di
punti di cucitrice ( la stessa che si usa per tenere uniti i fogli
di carta), il lenzuolone aveva un aspetto preoccupante, svolazzante
e molto precario.
Ma perché si era arrivati a questo? Facciamo un passo indietro,
ritorniamo all’ aprile del 1979: accompagnando un collega
a ritirare la sua vettura dal carrozziere, Franco aveva intravisto
le sembianze di un’ Alfa Matta sotto una montagna di parafanghi
e cofani ammaccati.
Chieste informazioni al titolare dell’ officina, aveva saputo
che questi l’ aveva acquistata poco tempo prima a Medicina,
un paesetto dalle parti Bologna dove all’ epoca era attivo
un grande campo di raccolta di veicoli alienati dall’ Esercito,
scegliendone una a caso tra le tante in ….“esposizione”.
La sua intenzione era di allestire un carro attrezzi, necessario
all’ attività dell’officina, per cui le aveva
applicato una cabina in metallo che copriva i soli sedili anteriori,
lasciando scoperto il cassone sul quale intendeva fissare una gru
dotata di argano. Inoltre l’ aveva ridipinta nel classico
colore arancio, tipico dei mezzi di soccorso stradale, con tanto
di luce rotante gialla sul tetto, ma poi, preso dal troppo lavoro,
non aveva completato l’ opera ed aveva accantonato la povera
AR 51 all’ esterno del suo capannone.
Da lì il passo fu breve: una trattativa, un prestito chiesto
alla nonna per coprire una parte dell’ importo necessario
e la Matta AR 51 *00552* cambiò proprietà, senza che
il… “neoMattista” potesse minimamente immaginare
che si stava tuffando a testa bassa in un’ avventura che oggi,
dopo oltre trent’ anni, ancora persiste e non vuole finire!
Il carrozziere aveva scrupolosamente conservato il prezioso Dispaccio
Militare, il documento che consentiva di immatricolare senza troppe
formalità la vettura con targhe civili e dunque, espletate
le pratiche necessarie, la Matta con la sua nuova targa BO 802911
iniziò una seconda vita, dopo aver sudato sangue per quasi
vent’ anni sotto le mani indelicate di chi l’ aveva
maltrattata durante il servizio militare.
Torniamo quindi a novembre del 1979: completato il confezionamento
del… chiamiamolo “telone”, i tre personaggi si
avventurarono sulle strade collinari fuori Bologna e con un lungo
giro giunsero a Casalecchio di Reno.
L’equipaggio era composto dal neomattista Franco, suo fratello
Marcello, all’ epoca sedicenne ed il caro buon amico Giovanni,
il buon “Nanni”, complice di tante avventure, purtroppo
prematuramente scomparso, al quale dedico con commozione questo
vivissimo ricordo.
notare il raffinato
“telone” . . . . . . . . . . meglio aprire gli sportelli
per asciugarsi
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prima uscita :
il “similtelone” si solleva in corsa |
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La prima uscita
finì ovviamente presto; le abbondanti infiltrazioni di aria
gelida nel telo e soprattutto la totale mancanza di impermeabilità
dello stesso, consigliarono ai tre di rientrare a casa, ad asciugare
prima la vettura e poi sé stessi…ovvero secondo l’
ordine di importanza e priorità che la passione dà
a queste cose.
Fine Novembre 1979 : allestito finalmente un robustissimo, impermeabilissimo,
tesissimo telone in materiale plastico di colore bianco, dotato
di regolare corda d’ ordinanza e veri ganci di fissaggio,
i tre esploratori ripartirono per una nuova avventura, questa volta
su altre strade più impegnative e ripide.
Le mani ancora inesperte del pilota portarono questa volta la Matta
dapprima su un viottolo sterrato e poi su un’ ardita mulattiera
al centro della quale scorreva impetuoso un torrente di acqua…..
e qui la povera AR 51 si piantò fino ai mozzi!
Se sommiamo all’ inesperienza del pilota le gomme con l’
originale battistrada Artiglio, vecchie e quasi lisce, e soprattutto
i tanti, troppi consigli di guida, contradditori, confusionari,
fantasiosi, dispensati a volontà dai due passeggeri, il risultato
non poteva che essere una disastrosa impantanata, alla quale pose
rimedio solo un trattore a cingoli…..
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novembre
1979 primo fuoristrada tosto e prima piantata! |
Uscita dopo immani
fatiche dall’ incresciosa situazione, la 00552 da quel momento
intraprese una progressiva cura di abbellimento, strettamente connessa
alle disponibilità economiche del proprietario, il quale
non appena aveva qualche spicciolo in tasca andava a cercare qualche
accessorio per abbellirla o per migliorarne le prestazioni.
Le vennero così montate 4 gomme maggiorate, con scolpitura
più adatta al fuoristrada che non le vetuste Artiglio, fu
dotata di fari supplementari, di contagiri, di sedili avvolgenti,
di radio ricetrasmittente, di adesivi pubblicitari, seguendo la
scuola filosofica che dice: …..più roba c’è,
più bella è! ( mah!…..)
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cura
rivitalizzante per le sospensioni |
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abbiamo
rotto il ghiaccio….. |
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….. Marcello in azione |
Poi l’ esperienza crebbe, la filosofia del “di tutto,
di più” si spense rapidamente e venne applicata la
più saggia e collaudata norma che dice: ”tutto quello
che non c’è non si rompe e non pesa”. Sagge parole,
tra l’ altro hanno un effetto più economico!
La *00552* iniziò così a dare il meglio di sé,
nelle gare, nei raduni, nelle vacanze. Nell’ estate 1980 partecipò
alla sua prima gara ed arrivò prima assoluta (i fratelli
Melotti, sprovvisti di cinture di sicurezza, si fecero legare ai
sedili con la corda da traino), nel 1983 e poi ancora nel 1985 andò
due volte in Grecia, per le vacanze estive, compiendo la prima volta
oltre 3000 km in un mese e quasi 5.000 km la seconda, arrivando
alle porte della Turchia. Negli anni successivi vinse tante gare
in vari Campionati e si tolse anche la soddisfazione di conquistare
nella sua Classe il Titolo Italiano di Trial 4x4, Coppa Csai del
1988, dopo averlo sfiorato per due volte negli anni precedenti.
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Intervista
per la Domenica Sportiva . . . paesana . . . |
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Pievepelago 1988
1° classificato
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attento, c’è
un gran buco più avanti !
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uffa, ma sì, sì,
lo vedo, per chi mi hai preso? . . . .
aiutooooo !
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Ed arriviamo così al 1990, anno in cui la *00552* cambia
nuovamente vita ed aspetto. Inizia il suo completo restauro, viene
smontata del tutto, suddivisa in mille pezzi, viene sabbiato il
suo telaio come pure la carrozzeria, viene revisionato il motore
che tanto aveva dato, vengono rifatti i freni, le vengono rimontati
gli ammortizzatori originali, prudentemente tenuti in cantina assieme
ai vecchi sedili in finta pelle nera ed altre parti originali che
un sesto senso aveva suggerito di conservare; le vengono rimontate
le ruote con la misura esatta, 6.40-16, col disegno artiglio, i
fanali che aveva nel lontano 1952, viene completata con un vero
telone rifatto nel colore e del materiale originale, insomma, viene
restaurata totalmente, con un lavoro che dura quasi tre anni, con
poca documentazione da consultare e rivolgendo tante domande a tutti
coloro che già avevano conosciuto le Matta, quando le utilizzavano
nel servizio militare o le curavano nelle officine di riparazione.
Il risultato è quello visibile nelle foto, nelle quali non
si notano i pochi piccoli errori commessi nel restauro per la mancanza
di conoscenza dei “segreti” della Matta. Solo alcuni
anni dopo, infatti, l’abbondante documentazione messa a disposizione
dall’Alfa Romeo per la stesura del libro sulla Matta consentirà
di scoprire i dettagli, le particolarità e le curiosità
delle mitiche AR 51, che oggi vengono messi a disposizione di tutti
i nuovi mattisti.
Alcune immagini odierne
della matta AR 51 *00552*
all'eliporto militare
di Bologna con biga - al Passo Giau - nei dintorni di Bologna
E pensare che nel
1979 era un carro attrezzi……!
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AR
51 MATTA *00552* motore 1307 *01711* data di produzione 02.12.1952
venduta a U.A.A.R.E. di Torino il 30.11.1952. Ex targa militare
EI 15356 - vettura in dotazione al 7° parco veicoli di Firenze. |
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la Matta AR 52 *00134*
Correva l’anno 1998, parecchie “Matte”
facevano già parte della nostra collezione ma la malattia
continuava a far sì che ogniqualvolta vedessimo un rudere
per la strada oppure un’inserzione sui giornali scattasse
la molla della curiosità: dovevamo inchiodare la macchina
per vedere, dovevamo telefonare subito per sapere . . . !
Così
o io o Armando, non ricordo più chi fu il primo di noi due,
notammo un’inserzione sul “classico . . . Ruoteclassiche”
di aprile che attaccava con “ A.R. Matta, 1955, verde non
militare . . . (poi lo vedrete il verde . . . RAMARRO ! Certamente
non militare . . .); mossi dall’ispirazione dell’anno
indicato e dal fatto che comunque sembrava essere in zona (il numero
di telefono era del bellunese, pertanto vicino a noi) chiamammo
e ci mettemmo d’accordo per la visita. Appena la vedemmo ci
caddero le braccia, infatti sebbene presentabile ad un occhio non
competente, la Matta era in condizioni raffazzonate, riverniciata
con l’ottimo verde fiat ramarro 128 (stile “tedesco
antinebbia”) molto lucido e molto stuccato: la richiesta era
“ . . . quotazione Ruoteclassiche” ! pertanto all'epoca
circa 14 milioni delle vecchie Lire o giù di lì, per
una vettura restaurata, come era dichiarata questa nell'annuncio.
L’amico si profuse in descrizioni fantasiose, volle metterla
in moto (appena diede contatto Armando ed io sentimmo il tipico
ticchettio della pompa elettrica, non originale . . . lo facemmo
notare e ci rispose il venditore Marino che non aveva trovato i
ricambi . . . !), il motore comunque girava a dovere, ma non bene.
Stavamo per lasciare perdere, ma notammo un segno distintivo girandole
attorno . . . il portellino posteriore, e poi anche i passacorda
laterali erano cinque e non tre . . . trasalimmo entrambi e con
un gesto di intesa ci guardammo ghignando. Passammo perciò
all’esame dei documenti e del numero di telaio ed in quel
momento ci fu la certezza . . . il venditore era convinto comunque
di avere per le mani una normale AR51, così la nominò
sempre e non fece mai riferimento al fatto che invece era una rara
AR52 (probabilmente era ignaro di tutta la storia della vettura):
la versione civile della Matta che era stata prodotta in 154 esemplari.
Avevamo fatto centro ! Tutti i dati corrispondevano, sul telaio,
sul libretto e sulla targhetta all’interno del vano motore.
Ora serviva solo avere pazienza e furbizia per cercare di portarla
a casa con la spesa minore possibile, senza rischiare però
di perderla . . . in fin dei conti Ruoteclassiche è un giornale
molto diffuso, molti potevano telefonare. A quel punto anche se
le condizioni erano appena sufficienti, erano comunque senz’altro
migliori di ogni altra Ar52 in circolazione che avessimo visto fino
a quel momento . . . e poi non è che ne avessimo viste molte
altre oltre alla nostra che era comunque in cattive condizioni sebbene
marciante: dovevamo portarla a casa a tutti i costi, anche perché
ne avevamo solo una, un domani chi se la sarebbe tenuta dei due
??!!
Ecco
la AR 52 come si presentò . . . per restare in tema
ho scelto il giusto verde . . . rigorosamente non militare
! |
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Decidemmo quindi
di prendere un poco di tempo (non molto in realtà . . . )
per cercare di trattare al meglio. Ogni giorno che passava mi ricordo
che avevo il magone: avrà telefonato qualcun altro ? L’avrà
venduta ? Sarà ancora lì ? Dopo vari tentennamenti
(non ne potevo più !) ci mettemmo d’accordo per £
6.300.000. Forse tanto, forse poco . . . non so. Fatto stà
che avendo mia moglie spazio nella casa di Asiago, una volta fatta
la voltura, la portammo lassù da Seren del Grappa dove la
trovammo: non ricordo bene la data ma Cecilia mi fece una foto che
la dice lunga sulla mia soddisfazione . . . quindi non pensai più
ai soldi spesi ! (orpo . . . non so se sia il blu che dona ma mi
sembra di essere anche ben più magro di oggi . . . bisogna
che mi metta a dieta !). Ci girai un poco quell’estate e l’inverno
successivo nei pochi fine settimana in cui riuscimmo ad andare ad
Asiago, senza farci assolutamente nulla: il motore fumava un poco,
la meccanica era un poco rumorosa, la frizione slittava un pochino
. . . ma funzionò SEMPRE ! (vedi nota . . . da ultimo !)
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Il giorno
del trasferimanto da Seren del Grappa . . . |
Dopo pochi mesi
iniziò il progetto del primo trasporto postale “Dal
Titano alle Lavaredo” dell’agosto 1999, e così
la Matta venne riportata a condizioni un poco più degne grazie
al mago Rodolfo Ghini che prese in mano il motore un poche di volte
(anche negli anni successivi, fino a rifarlo completamente circa
5 anni fa: pensate che aveva sui cuscinetti di banco degli spessori
fatti con foglietti di bronzo accartocciati !!), a Franco ed alla
sua competenza, che però quando la vide rimase un poco basito
perché era all’oscuro di tutto sebbene fossimo già
amicissimi e ci dicessimo tutto riguardo alle Matte e non solo (ho
una mia mania di fare “sorprese” a chi mi sta a cuore;
a volte però, e forse a ragione, non sono del tutto bene
accettate . . . e quindi cercherò di non farne più,
di sorprese !): cercai perciò in quella sede di operare un
restauro non proprio radicale ma comunque dignitoso (ricordo e ringrazio
il carrozziere Ulisse che mi sopportò per circa un mese ogni
sera dalle 18 circa fin oltre le 20 per aiutarlo a smontare, sabbiare,
sistemare . . . ); il risultato la rese più o meno nelle
condizioni in cui la potete vedete oggi (a parte qualche miglioramento
via via apportato nel tempo) dopo ormai dieci anni da quei giorni
e soprattutto dopo molte avventure, molti viaggi tanto divertimento
e tanta amicizia vissuta assieme . . . ! Grazie Matta !
.
. . Da ultimo un MONITO, gente di poca fede . . . e poca passione
Mattista . . . SAPPIATE CHE LA MATTA NON VI LASCIA MAI A PIEDI:
un poca di benzina, un poca di elettricità ed un fil di ferro
. . . E NON SI FERMA MAI !!!! MEDITATE !! E venite a divertirvi
anche Voi ai nostri raduni annuali !
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AR
52 MATTA *00134* , invio alla Filiale di Roma Alfa Romeo in data
20.03.1955; prima immatricolazione in data 16.04.1955; primo proprietario
Direzione Aziende di Stato Foreste Demaniali di Roma. La foto è
stata scattata al raduno del Grappa, presso l'Albergo Marcesina
sull'Altopiano di Asiago. |
la Matta Montreal:
“Mi ha molto divertito
che qualche appassionato, per amore della bella meccanica, o addirittura
per valersene nelle moderne competizioni di fuoristrada, abbia rimpiazzato
il vecchio motore con un altro mio motore a carter asciutto, l’8
cilindri della Montreal”…
Così Giuseppe Busso, indimenticato progettista della Matta, scriveva
sulla rivista Autoruote 4x4 nel lontano 1986.
In quegli anni Franco, cimentandosi nelle gare di fuoristrada, spesso
si doveva confrontare con la sua Matta quasi originale contro quei mostri
equipaggiati con l’ otto cilindri derivato dall’ Alfa 33 Sport
Prototipo. Il desiderio di averne una uguale era fortissimo, ma le finanze
per affrontare una trasformazione così profonda della vettura erano
sempre insufficienti; d’altra parte i risultati agonistici arrivavano
lo stesso coi poveri 65-70 cavalli del motore originale spremuti come
limoni ed appagavano lo squattrinato pilota. Tuttavia il tarlo si era
insinuato nella sua testa e si era fatto una promessa: prima o poi avrò
una Matta-Montreal!
Così, passati gli anni giovanili dedicati alle competizioni, dopo
tanto tempo appare un motore 8 cilindri in ottime condizioni, a suo tempo
già installato su una Matta usata per le gare di velocità
su terra. Adesso le finanze possono sopportare l’ acquisto e c’è
anche un mezzo di trasporto adeguato per far arrivare vettura e motore
nell’ officina del “mago” Rodolfo Ghini di Borgo Tossignano,
vicino ad Imola, dove la Matta vedrà….. raddoppiare i suoi
cilindri!
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La Matta Montreal nelle tre viste tipiche. Sia di fronte
che di lato non sembrerebbe molto diversa da una Matta di serie. |
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Nella vista laterale si notano i cerchioni in lega, i fanali con
cornice ed i passaruota in gomma. |
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L’ installazione del motore ha obbligato
il preparatore a spostare di qualche centimetro la scatola guida, mediante
la modifica del supporto della stessa sul telaio, per non far interferire
il piantone dello sterzo con la bancata di sinistra dell’otto cilindri.
Sono stati invece mantenuti gli stessi supporti motore originali sul telaio;
per accoppiamento col cambio è stata costruita una flangia apposita
in acciaio.
La bestia . . . !!!! |
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La carrozzeria
nella parte prospicente il cambio è stata modificata allargando
il tunnel, tagliando la lamiera e ricostruendone alcune parti. Anche
il cofano è stato “limato” per non interferire
con la voluminosa scatola dei filtri d’ aria.
Sul motore erano ancora installati due collettori di scarico che
il precedente proprietario aveva fatto costruire appositamente da
una ditta di Maranello fornitrice della Ferrari; essi “avvolgono”
in maniera perfetta i due longheroni del telaio senza interferire
con la meccanica circostante. Le due marmitte corrono parallele
ai longheroni fino alla traversa centrale del telaio, per poi unirsi
in un unico scarico con uscita sulla parte posteriore sinistra della
vettura. |
Queste le caratteristiche generali:
motore 8 cilindri a V di 90° 2600 cc. potenza 200 cv;
cambio modificato per avere la possibilità di inserimento della
doppia trazione anche con le marce lunghe;
bloccaggi al 100% sul ponte anteriore e posteriore, con comando ad aria
compressa a 7 bar;
semisassi anteriori rinforzati, dotati di giunto omocinetico Mercedes
alle estremità;
freni a disco anteriori, con servofreno;
ammortizzatori a gas a doppio effetto.
Velocità: a 7000 giri, in terza marcia il tachimetro è andato
fuori scala (circa 140 Km/H);
non si è tentato
di allungare oltre dopo aver inserito la quarta ………….
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La
Matta Montreal in azione durante una gara di trial fuoristrada |
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La "Macchina del Vento".
Venne allestita circa
nel 1959/1960 dall'O.A.R.E. di Bologna per essere destinata all'addestramento
prelancistico dei Paracadutisti ed è derivata da una Matta, esattamente
il telaio *01235* prodotta il 17/12/1953, opportunamente modificata e
completata con un dispositivo per la generazione del vento. Le modifiche
riguardarono i seguenti complessivi: la trazione
posteriore alla quale è stato tolto l'albero di trasmissione
ed il ponte posteriore è stato sostituito da un assale tubolare
portante allargando la carreggiata da 1,290mt a 1,970mt; il cambio
di velocità è stato modificato lasciando sempre in
presa la trazione anteriore il cui movimento è regolato dalla leva
comando riduttore che può assumere tre posizioni: marce normali,
marce ridotte e folle, inoltre al cambio è stato applicato il gruppo
presa di forza già previsto come opzionale dall'Alfa Romeo; il
telaio venne modificato asportando la parte
posteriore montando un elemento più largo per consentire l'applicazione
del convogliatore; la carrozzeria venne modificata
come si può vedere dalle foto; inoltre sono stati aggiunti
gli organi per la produzione del vento e per la trasmissione del moto
dalla presa di forza all'elica, in parte costruiti a cura dell'O.A.R.E.
ed in parte costruiti dalla stessa Alfa Romeo, e cioè: albero di
trasmissione per collegare la presa di forza con il gruppo riduttore-invertitore,
il gruppo riduttore-invertitore (originale Alfa Romeo), il gruppo di rinvio,
il gruppo albero porta elica, l'elica, il convogliatore d'aria, i doppi
comandi.
Dalle notizie che si sono
potute rintracciare risulterebbe l'unico esemplare prodotto, a conferma
di ciò si noti, come dimostrato dalle copie delle foto interne
del manuale di uso stampato dall'Oare in maniera artigianale, che in effetti
la targa dell'esemplare fotografato risulta essere la stessa riportata
sul dispaccio di vendita rilasciato dal Reparto che vendette la vettura
alla ditta che si aggiudicò l'asta, e dalla quale poi venne acquistata
la Matta dagli attuali proprietari.
La matta venne ritrovata
in circostanze fortunose: Armando, da sempre appassionato di moto ma corrotto
anche dalla passione per la Matta che conobbe sull'Altipiano di Asiago
ai tempi delle "braghette corte" durante le ferie estive, ricevette
la segnalazione telefonica da un altro "motard Ducatista" che
dalle parti di un paesino nell'Appennino modenese, divenuto anche celebre
per le bollicine di coca . . . cantate da un suo famoso cittadino, c'era
una Matta molto strana. A quel tempo il . . . tempo . . . a disposizione
per i due "soci" era parecchio ed un giorno di agosto del 1992
si decise il raid. Quando videro la matta i due restarono ovviamente un
poco basiti, non capendone granchè l'utilizzo e neppure, di primo
acchito, l'unicità. Il fiuto però fu quello giusto: si decise
di portarla comunque a casa nonostante il prezzo (e con un trasporto speciale
a causa delle dimensioni) e dopo alcuni mesi (la fattura di vendita è
datata 28/05/1993) e parecchie chiacchiere con il simpatico Temprati (venditore)
che si stupiva di essere riuscito a vendere tale esemplare dopo che la
vettura rimase per anni invenduta seppure in bella vista (ma dov'erano
i cultori dei motori ??? . . . Per fortuna avevano la vista adombrata
dal Lambrusco!!!) sulla Bazzanese presso un parente rottamaio, la matta
venne portata a casa e ricoverata in un capannoncino. Rimase lì
fino a quando Franco, nel frattempo diventato amicone, arrivò dalle
parti di Dolo circa 7/8 anni dopo l'acquisto: il miracolo si compì.
La Matta con l'aiuto delle mani fatate di Franco, la sola sostituzione
delle candele ed il tipico "litro" di benzina buona, dopo alcuni
colpi di tosse partì. Chissà dopo quanto tempo tornò
a vivere il suo motore, e tutto il resto, dall'ultima messa in moto!!
Quelle riportate sotto
sono alcune foto della Macchina del Vento come si trova oggi e cioè
come è stata ritrovata. La Matta è perfettamente funzionante,
sia motore che meccanica. Produce ancora un bel vento !!! Ideale il suo
utilizzo nelle calde giornate estive . . . anche senza dover essere "apprendisti
paracadutisti". Si pensa in un prossimo futuro di operare un restauro
conservativo sulla sola carrozzeria per togliere la fastidiosa ruggine
che ha intaccato alcune parti soprattutto della parte anteriore. Qui non
è riportato, ma è conservato anche l'originale ma ingombrante
paraurti anteriore che si vede dalle foto dell'epoca.
|
Questa
è la copertina del manuale della vettura che probabilmente,
come la Matta, venne stampato e prodotto in unico esmplare. Anche
esso venne ritrovato fortunosamente attraverso un amico (Massimiliano)
che se ne è privato rinunciando al "pezzo" per
la sua personale collezione di libretti militari, avendo saputo
che la vettura era di nostra proprietà: egli quindi ritenne
giusto che tale unica Matta fosse corredata da tale unico libretto
originale e lo cedette con un gesto per il quale si meriterà
sempre stima. Il manualetto oltre a contenere alcune interessanti
norme di manutenzione dalle quali si evince chiaramente il carattere
sperimentale di questa vettura e del suo apparato, contiene anche
alcune foto dell'epoca che ritraggono la Matta nelle condizioni
d'uso. |
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Alcune delle
foto interne: si noti che la vettura è verniciata con un
colore piuttosto lucido, che probabilmente è il kaki oliva
in dotazione negli anni 50 all'E.I. Si notino i comandi manuali
per poter dirigere la Macchina del Vento. |
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Da queste foto si può dedurre
quale fosse il modo di utilizzo della Macchina del Vento: veniva
posto al giusto regime di rotazione il motore ed operando le opportune
manovre si faceva arrivare il moto all'elica che produceva una
ragguardevole quantità di "vento" artificiale.
In questo modo quindi si faceva fare l'addestramento alle reclute
facendone gonfiare il paracudute e facendo così scivolare
all'indietro i militi.
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Come
si può notare da queste foto della Macchina del Vento, tratte
dal manuale già citato, la targa militare della vettura fotografata
è E.I.17251, ed è la stessa riportata sul dispaccio
di vendita e corrispondente al numero di telaio A.R. AR/51 *01235*
la cui copia è ritratta più sotto. I due lotti di
vendita erano costituiti dalla Matta e da una Campagnola 1107A che
il Sig. Temprati, alla data della trattativa per l'acquisto della
Matta stessa, disse di avere già venduto. Come si può
vedere l'asta venne svolta nel luglio del 1989, i lotti vennero
pagati, e si presume quindi ritirati, nell'agosto del 1990. Passarono
quindi due anni durante i quali la Matta fu lasciata dapprima in
mostra presso un rottamaio, e poi fu portata a Zocca dove venne
ritrovata ed acquistata. |
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Dal manualetto "Istruzione
sul funzionamento, impiego e manutenzione" si riportano interessanti
"Norme di impiego e manutenzione": " il complesso macchina
del vento è stato allestito a scopo sperimentale e pertanto solo
l'impiego prolungato potrà fornire elementi sicuri per giudicare
della sua attitudine ad assolvere i particolari compiti cui è destinato.
E' tuttavia necessario che durante il periodo di impiego sperimentale
vengano osservate le seguenti norme di carattere generale scaturite dai
risultati delle prove effettuate in sede di collaudo:
tenere in moto il complesso
produttore del vento per un massimo di 45', fermando il motore per 15'.
Durante il funzionamento alternare le accelerate massime, della durata
di due o tre minuti, con pause di qualche minuto al regime minimo;
verificare giornalmente
il livello olio motore; cambiare l'olio motore ogni 30 ore di funzionamento;
ogni 300 ore sostituire
l'olio contenuto nelle scatole cambio, gruppo riduttore-invertitore, carter
catena e scatola gruppo elica".
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